Nel mondo 3 milioni di morti ogni anno
Nell’ultimo rapporto dell’OMS sull’alcol, del 2018, si legge che “Più di 3 milioni di persone sono morte a causa del consumo dannoso di alcool nel solo 2016. A livello mondiale vi sono stati solo lievi cambiamenti nei consumi delle bevande alcoliche rispetto al 2010”.
“Dobbiamo fare di più per ridurre i consumi e raggiungere l’obiettivo, fissato dai governi, di una riduzione del 10% del consumo di alcol a livello globale tra il 2010 e il 2025” ha detto il dott. Tedros Ghebreyesus, direttore generale OMS.
“Tutti i paesi possono fare molto di più per ridurre i costi sanitari e sociali del consumo dannoso di alcol” ha affermato il dott. Vladimir Poznyak, coordinatore dell’unità Gestione dell’abuso di sostanze dell’OMS. “Fra il 2010 e il 2018 non c’è stato alcun tangibile progresso verso una riduzione del consumo globale di alcol. Considerando che il consumo pro capite della popolazione sopra ai 15 anni era salito da 5,5 litri di alcol puro all’anno nel 2005 a 6,3 litri nel 2010, non tranquillizza registrare che nel 2018 era ancora di 6,2 litri. Il carico complessivo di malattie e lesioni causato dall’uso dannoso di alcol rimane inaccettabilmente elevato”.
In Europa abbiamo il record
Il consumo medio in Europa è sui 9,7 litri di alcol puro pro-capite all’anno, ancora molto al di sopra dell’obiettivo posto dall’OMS, che era pari a 6 litri. Se nel mondo si contano 3 milioni di morti ogni anno per l’alcol, facendo un calcolo proporzionale alla popolazione, in Europa dovremmo averne 180.000. Invece ne abbiamo oltre 300.000, a dimostrazione che l’Europa è il continente che consuma più alcol di tutti. E anche qui si conferma l‘equazione consumo medio = danni (approccio di popolazione di Rose & Day). Per ridurre i danni alcolorrelati generali, bisogna incidere sul consumo medio di tutta la popolazione. Uno degli slogan dell’OMS infatti era “Alcol, meno è meglio”, senza andare a guardare quanto la singola persona beve, essa deve comunque diminuire.
La Commissione Europea però continua a tenere un atteggiamento permissivo, sicuramente a causa dell’invadenza dell’industria dell’alcol, che è presente ad ogni tavolo europeo. Un esempio lampante è il Regolamento Europeo 1169/2011, che imponeva di mettere sulle etichette di tutti gli alimenti gli ingredienti, gli allergeni e le informazioni sui rischi per la salute. Ma le bevande alcoliche sono state esentate, e nonostante siano passati dieci anni, l’Europa non è ancora riuscita a far rientrare gli alcolici all’interno del quadro normativo.
Però c’è un esempio in Europa a cui l’Unione Europea potrebbe ispirarsi, ed è la Russia. Essa era conosciuta per essere uno dei paesi con il maggior consumo di alcol al mondo, in particolare di vodka, e questa abitudine aveva fatto scendere l’aspettativa di vita dei cittadini russi al sotto dei 60 anni. Negli ultimi anni però le cose sono iniziate a cambiare, nel ventennio di Putin sono state introdotte numerose e sempre più stringenti norme restrittive, insieme ad aumenti delle tasse sugli alcolici, e il consumo di alcol tra i cittadini russi è drasticamente diminuito.
Secondo l’OMS, il consumo pro capite annuo di alcol in Russia è diminuito del 43 per cento tra il 2003 e il 2016, scendendo a 11,7 litri di alcol puro consumati all’anno da ogni persona con più di 15 anni. Negli stessi anni il tasso di mortalità è diminuito del 39 per cento tra gli uomini e del 36 per cento tra le donne, e l’aspettativa di vita è risalita al suo massimo storico, nel 2018, raggiungendo i 68 anni per gli uomini e i 78 anni per le donne. Queste politiche restrittive hanno avuto evidenti effetti benefici sulla vita dei cittadini russi, sono diminuite le morti per malattie cardiovascolari, le morti per avvelenamento da alcol, le morti per cause esterne ma collegabili al consumo di alcol, i suicidi, gli omicidi, e le morti da incidenti stradali.
Quali sono i costi sociali del consumo di bevande alcoliche ? 125 miliardi di € all’anno in Europa di danni diretti, e altri 250 miliardi come danni indiretti (perdita di produttività, costi per la giustizia etc.). Questo spiega come il mercato delle bevande alcoliche, lungi dal rappresentare una risorsa per l’economia, rappresenti invece una zavorra, per i suoi elevatissimi costi sociali.
Consumo di bevande alcoliche in Italia:
Un’epidemia, eppure siamo in pochi a preoccuparci
8,6 milioni di italiani sono considerati “bevitori a rischio”. Tra gli italiani a rischio da questo punto di vista, l’Istituto Superiore di Sanità conta 2,7 milioni di anziani e 700.000 minori, tra cui cresce soprattutto il numero di ragazze.
Le donne fortunatamente restano consumatrici di alcol più moderate, infatti, consumano in media 5,7 litri di alcol puro all’anno, ma gli uomini arrivano a 16 litri all’anno. L’alcol causa almeno 17.000 morti ogni anno (ma secondo altre stime anche fino a 40.000) direttamente attraverso alcune forme di cancro, malattie del fegato, infarto e ictus o, indirettamente, attraverso violenze e incidenti stradali, ed è la principale causa di decesso e disabilità tra i giovani.
Secondo l’ISTAT, nel 2017, il 65,4% degli italiani di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica. Ma quasi il 35% non consuma mai alcol. Trent’anni fa eravamo a 80% bevitori contro 20% astemi. Siamo quindi sulla strada giusta.
Popolazione in esame 54,33 milioni
(sopra agli 11 anni)
Non bevitori 18,80 milioni
Bevitori 35,53 milioni
di cui bevitori saltuari 23,91 milioni
e bevitori quotidiani 11,62 milioni
Qui si vede come i bevitori quotidiani siano ridotti ad una minoranza e “un bicchiere a pasto” non sia più la regola in Italia, ormai da molti anni. Scesi al 21,4% della popolazione totale, essi si stanno trasformando nello “zoccolo duro” dei bevitori, un po’ come i fumatori, che sono poco più del 20% e che continuano, nonostante gli avvertimenti sulla salute messi sui pacchetti.
Occorre varare strumenti «vincolanti», e non più volontari, per ridurre, fra l’altro, il commercio digitale, la vendita di bevande alcoliche agli adolescenti, ed aumentare i prezzi, che nel nostro paese sono ridicolmente bassi (un cartone di Tavernello in Italia a poco più di un euro). Devono quindi essere rilanciati e messi in pratica i “best buys” dell’OMS (i migliori acquisti, già proposti in precedenza). Essi prevedono in particolare a) aumento delle accise sulle bevande alcoliche; b) divieti o restrizioni sull’esposizione alla pubblicità di alcolici, soprattutto dei minori; e c) promulgare e far rispettare restrizioni sulla disponibilità fisica di alcol, riducendo densità e orari di apertura dei locali di vendita.
Infine, bisogna aumentare la consapevolezza dei rischi per la salute associati al consumo di alcol, consapevolezza che è bassissima nel nostro paese, in modo preoccupante. Dobbiamo introdurre avvertenze sulla salute obbligatorie, chiare e inequivocabili, nonché l’elenco degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale sull’etichetta di tutte le bevande alcoliche, senza deroghe per nessun paese e nessun tipo di bevanda.